Calabria, bimba morta per un’infezione gravissima: cos’è la Seu e come si trasmette

seu come si trasmette

Una bimba calabrese di due anni ha contratto la Seu (sindrome emolitico-uremica) ed è morta all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze. Un altro bambino di tre anni dell’aretino è stato ricoverato in terapia intensiva con la stessa sindrome e sta lottando tra la vita e la morte. I due ricoveri sono avvenuti a distanza di due settimane l’uno dall’altro, richiamando l’attenzione su questa grave e rara malattia che colpisce i bambini poco dopo la nascita. Ma di cosa si tratta? Scopriamo insieme che cos’è e come si trasmette.

Bimba morta per un’infezione gravissima: cos’è la Seu e come si trasmette

Ma che cos’è la sindrome emolitico-uremica? Si tratta di una malattia caratterizzata da insufficienza renale di varia gravità, piastrine basse e anemia. Nella maggior parte dei casi, i sintomi compaiono dopo diversi giorni. Nella maggior parte dei casi, i sintomi compaiono dopo qualche giorno di diarrea senza sangue, oppure mista a muco e sangue. Il bimbo di solito arriva al pronto soccorso perché i genitori notano che non fa la pipì, è pallido, debole e confuso. La Seu colpisce prevalentemente i bambini sotto i 5 anni di età, causando coaguli di sangue (trombi) in tutto il corpo, che impediscono l’apporto di sangue agli organi vitali.

Le cause

Nella maggior parte dei casi, ovvero intorno all’85%, la Seu può arrivare a seguito di un’infezione intestinale causata da ceppi di escherichia coli, che determina emolisi, ossia distruzione di globuli rossi e consumo di piastrine, con la formazione di piccolissimi trombi (conglomerati di globuli rossi e piastrine) che danneggiano principalmente i reni. Altri organi, quali cervello e intestino, possono anche essere interessati. Per questo il paziente non urina o urina molto poco, è confuso o sonnolento e spesso avverte dolori addominali. I suoi esami mostrano una riduzione marcata dei globuli rossi e delle piastrine e un rialzo della creatinina, segno di insufficienza renale. Esistono rare forme che non sono dovute all’infezione da escherichia coli, ma che hanno una base genetica: in questo caso non sempre il bambino ha la diarrea.

I consigli

Per questo l’infezione è trasmissibile soprattutto per via alimentare, in particolare tramite latticini o frutti di bosco, oppure venendo a contatto con animali ruminanti infetti. Alcune forme tuttavia non sono infettive, ma si tratta di mutazioni genetiche che possono colpire i componenti di una famiglia. I sintomi sono riconducibili a vomito, diarrea, spesso accompagnate da sangue, oltre a sonnolenza, debolezza e blocco delle urine. Poiché questa grave malattia è scatenata molto frequentemente dalla diarrea da escherichia coli, un germe a trasmissione oro-fecale che pertanto si trasmette in condizioni di scarsa igiene, si consiglia di:

  • non consumare alimenti potenzialmente contaminati, come per esempio acque non pulite (mai bere da un pozzo o da una fonte dove possono aver bevuto animali), latte crudo non pastorizzato o latticini preparati con questo tipo di latte, carni crude o semicotte;
  • lavarsi sempre bene le mani prima di portarle alla bocca, soprattutto dopo il contatto con terra, animali e gli alimenti freschi elencati sopra.

Le cure

Secondo le informazioni reperibili sul sito dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, il trattamento di questa malattia è di supporto, sostituendo i reni, quando necessario, con una dialisi e stabilizzando il bambino finché il problema non si risolve spontaneamente. L’uso di antibiotici per trattare la diarrea è ancora dibattuto. Nelle forme secondarie a difetto genetico, la malattia può essere arrestata con un farmaco, l’Eculizumab, che blocca l’attivazione del “complemento”, un sistema particolare del nostro sangue che consente di difenderci da alcune infezioni.

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